VENAFRO (Isernia). Intorno al campo in località ‘Masseria Lucenteforte’ si
è finalmente risvegliato l’interesse. Se ne parla, se ne scrive. Ancora
molto poco. Ci si reca sul posto, abbandonato da troppi anni. Una
storia seppellita. Le voci, molto basse, giravano da tempo. Ma niente di
ufficiale. Anzi si! Sono ufficiali i certificati, le carte, i
documenti, il ripristino, la ‘bonifica’ (superficiale, molto
superficiale).
“Tutto è stato fatto”, ha affermato il proprietario Ernesto Nola di Venafro. Ma cosa è stato fatto? “C’è
stata una conferenza di servizi, con la Regione, il Comune di Venafro e
l’Arpa, che ha stabilito che tutto stava a posto. Ho ceduto a titolo
gratuito questo materiale, mi dicevano di mettere il terreno buono.
Invece hanno fatto un disastro, tutti questi buchi. Sono stato
danneggiato da questi pseudo imprenditori d’assalto”.
Imprenditori d’assalto li definisce Nola. Il proprietario che ha firmato
tutti i contratti. In quel campo ‘a riposo’ si registrano cose troppo
strane. Anche il terreno, dopo essere stato calpestato da soggetti “poco
affidabili”, si è ribellato. Ha cacciato fuori pezzi di plastica, di
ferro, di ghisa. Funghi neri, schifosi. Una melma verde che appare
quando piove. Cosa c’è sotto quel campo? Cosa è stato interrato? Chi non
ha fatto il proprio dovere? Tre aziende si sono occupate del terreno,
tutte contrattualizzate dal Nola, in ordine: la Bimed di Medici, la
Rasmiper di Moscardino e la Edilcom di Di Nardo.
Tutto inizia nel 1990 e finisce, ufficialmente (dati Arpa Molise), nel
2008. Restiamo in attesa dei documenti richiesti (e visionati) all’Arpa il
17 ottobre scorso. Perché oggi quel terreno ‘a riposo’ versa in
condizioni pietose? Abbiamo incontrato un nuovo testimone oculare (“Ho visto tutto, voglio raccontare tutto. Non ho paura di parlare”), proprietaria di un terreno che dista cento metri dal ‘campo a riposo’: “noi
abbiamo un terreno nelle vicinanze, lì ho trascorso la mia vita. Non
posso dire di non aver visto. Ho visto dei camion che scaricavano cose
ferruginose, cose grigie, nere. Scavavano e mettevano. C’era un signore
(Antonio Moscardino, ndr) che propose a mio marito di utilizzare
l’uliveto per il misto. Voleva scavare il nostro terreno, io vedevo che
scavavano notte e giorno. Ho visto i camion che scaricavano rifiuti
industriali”.
Moscardino ha sulle
spalle i fatti di Campomarino (“Gestiva, trasportava e riceveva – scrive
il Gip Roberto Veneziano del Tribunale di Larino – ingenti quantitativi
di rifiuti speciali pericolosi smaltiti illecitamente mediante
interramento”, pena patteggiata, un anno e otto mesi di reclusione) e
di Vinchiaturo (“Creava –
scrivono i giudici della Corte di Appello di Campobasso nel 2006 – le
condizioni di concreto pericolo di inquinamento delle acque e del suolo,
pericolo poi concretamente attualizzato a seguito di un incendio del
materiale”, sei mesi e 3mila euro di ammenda, reato raggiunto dalla
prescrizione).
Tutti si ricordano del personaggio ‘poco affidabile’, ma pochi parlano
(“è pericoloso”). È più pericoloso non sapere cosa è stato interrato,
cosa è rimasto in quel terreno. “Mio marito – racconta la signora – mi
diceva sempre ‘è una vergogna’, poi si è ammalato di Sla. Ha vissuto in
quel campo. Noi ci chiediamo ancora se la Sla è una malattia ambientale
o personale. Mio marito viveva in quella campagna, aveva il suo
uliveto. Ha respirato tutta quell’aria, mi ricordo che una volta mi
raccontò che stava passando di lì e si sentì male. Un forte capogiro, si
dovette fermare e non so per quanto tempo non capì nulla. Mentre
passava proprio in quel posto”.
La testimonianza della signora è fondamentale per capire diverse cose.
Il ‘modus operandi’, il sistema utilizzato da chi cercava terreni
vergini per traffici mortali e la conferma di un passato poco chiaro.
Messo, come il campo di Nola, a riposo. Lo stesso geologo, Vito La Banca, che firma nel 2007 la comunicazione del ripristino ambientale, mette in dubbio la versione ufficiale: “i
lavori di bonifica sono stati fatti in due puntate, più che una
bonifica una pulitura. Solo superficiale, il materiale presente sul
terreno. Poi è calato il silenzio su questa storia. Non è stata fatta
una vera bonifica, ma una pulitura superficiale”. È stato
dichiarato il falso? Chi ha dichiarato il falso? Perché la gente del
posto non deve sapere la verità? Per Vittorio Nola, presidente del
Consorzio di Bonifica di Venafro: “i controlli in questa Regione non funzionano, è un fatto acclarato”. Cosa significa? Perché queste denunce non si fanno pubblicamente?“Sotto
quel terreno (‘Masseria Lucenteforte’, ndr) c’è una bomba. Sono
disposta a testimoniare, ho visto tutto. Da me è venuto Moscardino, mio
marito mi disse di questo contatto, di questa richiesta. A lui serviva
il misto, ma non riempiva con altra terra. Riempiva con rifiuti
industriali. Dissi a mio marito di non fare nulla, Moscardino era un
residuo di galera. Voleva pagarci per questa operazione. Ancora mi
chiedo perché quell’uomo bellissimo, bravissimo di mio marito è morto.
Di due malattie, di Sla e di cancro all’intestino. C’è qualcosa di
strano o no?”.
È possibile rispondere alle domande lecite della signora? È possibile
consultare un Registro dei Tumori in Molise? Un marito morto di Sla e di
cancro e un figlio con una rara malattia. “È una storia – spiega il figlio della testimone oculare disposta a parlare – uscita
fuori dopo tanto tempo. Ne ho sempre parlato, nessuno mi ha creduto.
Ora mi danno ragione. Mio padre all’epoca fece anche delle fotografie,
ero piccolo. Ricordo i camion che andavano a scaricare, passavano sulla
strada. Portavano una terra nera e fumante, ancora bollente. Scaricavano
in continuazione, mi ricordo tutto. Stiamo parlando di un terreno
avvelenato, speravo che questa storia uscisse fuori. Doveva uscire
prima, molto prima”. Ma perché dopo tanti anni la signora, la testimone oculare, ha deciso di parlare, di dire tutto quello che ha visto? “Sono
stanca, voglio sapere perché questo marito mio, che andava tutti i
giorni lì, è morto di due brutte malattie. I miei figli hanno visto
tutto, erano ragazzini di otto, nove anni. Hanno visto il ‘mostro’. Mio
marito si è ammalato nel 2002. E le falde acquifere dopo tanti anni?
Dopo tante schifezze?”.
Dalla Procura della Repubblica di Isernia, coordinata da Paolo Albano, qualcosa
sembra muoversi. È già stato effettuato un primo sopralluogo dall’Arpa
di Isernia e dal Noe (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) di
Campobasso. È stato scavato a sette, otto metri per interrare del
materiale particolare? È arrivato il momento di scavare, di capire cosa
c’è sotto. In tutti i sensi.
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