IL PROTOCOLLO
D E L L’I SO L A
DEI CONIGLI
di Antonio Padellaro
Ma quali imperdonabili
colpe hanno i poveri
morti di Lampedusa abbandonati,
bruciati, annegati e
adesso usati, maneggiati,
falsificati ed esibiti come
una qualunque, dozzinale
merce politica e televisiva?
Che dire del ministro Alfano
che “unendosi alla vergogna
del Papa” ne tradisce
il pensiero e lesto se ne appropria
avendo, al contrario,
Francesco rivolto il grido
sdegnato anche e soprattutto
a quegli uomini di governo
che potevano fare e
non hanno fatto. E che poco
hanno intenzione di fare visto
che Angelino mette le
mani avanti e ci comunica
che “forse non sarà l’ultima
tragedia” come se gli oltre
6mila migranti, che in un
decennio hanno concluso la
loro traversata in fondo al
mare morto siciliano, fossero
la conseguenza di una fatalità
imperscrutabile e ine
inevitabile.
Cosa dunque dobbiamo
pensare quando la
presidente della Camera
Boldrini ci dice che “nulla
dovrà essere più come prima”,
visto che “prima” c’era
lei che per conto dell’Onu si
occupava a tempo pieno di
quei rifugiati di cui ora non
risulta che si occupi più nessuno?
E quel tutto che deve
cambiare perché nulla sia
più come prima come potrà
farlo in presenza di leggi infami
e imbecilli come quella
Bossi-Fini che prevede l’ac -
cusa di favoreggiamento
anche per chi soccorre in
mare persone stremate che
stanno per morire? (Senza
contare il reato di immigrazione
clandestina che sarà
contestato ai superstiti, colpevoli
forse, di essere rimasti
vivi). Come può cambiare
la burocrazia vigliacca del
nulla impastato col niente
che, mentre le barche dei
pescatori affondavano stracolme
di corpi disperati,
avrebbe risposto alla richiesta
di trasbordarli sulle motovedette,
“non possiamo,
dobbiamo aspettare il protocollo”.
Frase talmente abietta che l’unica cosa da augurarsi è che
non sia mai stata pronunciata. E se il premio Nobel per la
Pace andrebbe giustamente assegnato alla nobile gente di
Lampedusa, per il senso profondo che hanno dato alle parole
accoglienza e soccorso, quale solenne menzione di biasimo si
dovrebbe appuntare sul petto di chi doveva intercettare il
barcone con il dispositivo Frontex o per lo meno, avvistarlo
con i radar e che avrà per sempre sulla coscienza quella moltitudine
implorante e sommersa a poche centinaia di metri
dalla costa? Vicino a quell’Isola dei Conigli, dalla notte del 2
ottobre luogo geografico della disperazione e dell’ignavia.
Che hanno fatto di male i poveri corpi di Lampedusa per
essere esposti infine nei talk show della sera, vittime che i
consueti ospiti urlanti si sono rinfacciate nel solito pollaio tra
finta commozione e autentica oscenità? Potrebbe non essere
l’ultima pena riservata a questi eritrei e somali colpevoli di
essere fuggiti dalla fame se, come si teme, il minuto di silenzio
loro tributato negli stadi dovesse essere interrotto dai fischi e
cori razzisti. Sarebbe la degna marcia funebre per un Paese
che è naufragato molto tempo fa. Il fatto quotidiano 6 ottobre 2013
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