venerdì 19 ottobre 2012
Ilva non ha pagato 52 milioni di tasse i custodi contro Clini pronta autorizzazione
“L’ILVA NON HA PAGATO
52 MILIONI DI TASSE”
I CUSTODI CONTRO CLINI
IL MINISTRO: “PRONTA L’AUTORIZZAZIONE AMBIENTALE”
MA I TECNICI NOMINATI DALLA PROCURA BOCCIANO
LA COMMISSIONE. CHIUSA L’INCHIESTA SUL PATRON RIVA
1,2 MLN
FRANCO
FIORITO 52 milioni Emilio Riva
CHI CI COSTA DI PIÙ?
In proporzione l’accusa di evasione ai Riva è 50 volte
superiore allo scandalo del Batman della Regione Il Fatto quotidiano 19 ottobre 2012
di Francesco Casula
da Taranto
Prima l’Ilva che inquina.
Poi l’Ilva che sostiene le
proteste dei suoi operai.
E infine l’Ilva accusata di
aver frodato il fisco. Nell’avviso di
conclusione delle indagini notificato
nei giorni scorsi dalla Procura
di Milano al patron Emilio Riva –
agli arresti domiciliari dal 26 luglio
scorso – e ad altre tre persone, il
pubblico ministero Carlo Nocerino
ha contestato il mancato pagamento
di tasse per 52 milioni di
euro. Una frode compiuta attraverso
una serie di operazioni messe
a punto soprattutto in Portogallo e
che vede coinvolto anche un dirigente
di Deutsche Bank a Londra.
Secondo l’accusa l’Ilva avrebbe inserito
nelle scritture contabili perdite
economiche trattate come
oneri passivi procurandosi così un
ingiusto vantaggio per quasi 150
milioni di euro. Una nuova tegola
sulla proprietà dello stabilimento
siderurgico di Taranto che il Corriere
della sera ha pubblicato ieri,
giorno in cui il ministro dell’ambiente
Corrado Clini ha firmato
l’autorizzazione integrata ambientale.
“L'ILVA ADESSO ha in mano –
spiega il ministro Clini – l'autoriz -
zazione all'esercizio degli impianti
secondo le nostre prescrizioni”.
L'azienda, aggiunge Clini, “deve
corrispondere agli impegni previsti
dall'Aia (Autorizzazione ambientale)
e le istituzioni pubbliche devono
monitorare la situazione con azioni
che non siano repressive verso l'impresa,
ma di supporto all'azienda
stessa”. Clini ribadisce che “la nuova
Aia è il documento, l'unico, che
autorizza l'impresa all'esercizio dell'impianto, alle condizioni
indicate e in base alla legge.
Sarà operativo tra qualche
giorno, appena pubblicato
il decreto sulla
Gazzetta ufficiale”. Dichiarazioni
che quindi
non sembrano prendere in
considerazione lo stato attuale
dei reparti dell’area a
caldo dello stabilimento
tarantino: sequestrati senza
facoltà d’uso. Il ministro
si è detto “soddisfatto
per il lavoro fatto, le prescrizioni
sono equilibrate
e corrispondono agli
obiettivi nel contesto europeo”
e contengono interventi
che “potrebbero
essere finanziati dalla
Commissione europea”. Il
primo rifiuto all’Aia è arrivato
da Angelo Bonelli
dei Verdi che ha chiesto
alla Procura di Roma di
intervenire per “valutare le
omissioni da parte del ministero
della Salute che non ha reso noto
l’aggiornamento degli studi dell’Istituto
superiore di Sanità sulle malattie
degli abitanti di Taranto”.
Qualche incertezza è arrivata anche
dall’Ilva che nonostante i proclami
dei mesi scorsi ha posto delle riserve
“che riguardano la sostenibilità
economica e tecnica del parere
della commissione”. Il presidente
del cda Bruno Ferrante ha
spiegato che dovrà essere valutata
la “sostenibilità economica oltre
che tecnica del parere, anche alla
luce dell'andamento del mercato
mondiale di questo settore". Insomma
il potere salvifico dell’Au -
torizzazione, ora, sembra essere in
dubbio. Le prescrizioni contenute
nell’Aia, secondo Ferrante, potrebbero
causare all’Ilva “una minore competitività”
che favorirebbe i
concorrenti europei. Pomo della
discordia, soprattutto, il limite di
otto milioni di tonnellate di acciaio
all’anno imposto dal ministero. Un
limite che, però, è stato smentito
dai giudiziari Barbara Valenzano,
Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento.
N E L L’ULTIMA lettera giunta ieri sul
tavolo della coordinatrice Carla Sepe,
i tre custodi hanno ribadito che
non vi sarebbe alcuna riduzione rispetto
al passato “dato che la produzione
media storica dello Stabilimento
è proprio di 8 milioni tonnellate/
anno di acciaio con 4 altiforni
in esercizio”. Inoltre i custodi
hanno diffidato la commissione
ministeriale per l’Aia ad acquisire
la documentazione inviata dall’Ilva e firmata da Adolfo Buffo, gestore
delle aree non sequestrate, e che
quindi non “è titolato a esprimersi
sulle aree sequestrate per conto e in
nome dei custodi”. L’autorizzazio -
ne integrata ambientale, che non ha
riguardato il trattamento di rifiuti e
acque dello stabilimento, ha ricevuto
il via libera degli enti locali.
L’assessore regionale Lorenzo Nicastro
dopo aver dato il suo ok ha
spiegato che l’Aia non è “un sarcofago
chiuso” e che l’introduzione
della “valutazione del danno sanitario
(che la Regione Puglia ha
chiesto di inserire nel parere, ndr)
serve anche a questo”. Ora l’alter -
nativa secondo Nicastro non c’è:
“Se è vero – ha chiarito – che l'Ilva
non vuole lasciare Taranto l'unica
soluzione è ambientalizzare il sito”
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