sabato 27 ottobre 2012
dopo Acqualatina anche la Ue vuole privatizzare l'acqua
I privatizzatori di rubinetti
guerra dell’acqua nella Ue di Stefano Valentino
Bruxelles
La guerra sulla privatizzazione
dell’acqua si allarga
dall’Italia all’Ue. Una cordata
pan-europa di ong ha appena
chiesto all’esecutivo di Bruxelles
di smettere d’imporre lo
smantellamento dei servizi
pubblici nel settore idrico che
nel nostro paese è stato recentemente
bocciato dalla Corte
costituzionale.
LE ONG hanno accusato a Commissione
europea di violare il
principio di non interferenza
nelle modalità di gestione nazionale
dell’acqua, sancito dalla
legislazione comunitaria sui
servizi. Casus belli è una missiva
recapitata a fine settembre al governo
greco dall’ufficio di Olli
Rehn, vice-presidente dell’eu -
ro-governo e responsabile degli
affari economici e monetari.
Il documento, intercettato dagli
attivisti di Corporate Europe Observato
ry , insiste sul fatto che “ la
privatizzazione dei servizi pubblici,
inclusa la distribuzione di
acqua può essere di beneficio alla
società”, riducendo la spesa
statale e aumentando l’efficien -
za. Rehn conta sul sostegno del
suo collega Janez Potocnik, euro-
commissario all’Ambiente
che da mesi predica l’introdu -
zione di un sistema di compravendita
basato su un prezzo di
mercato, secondo quanto prescritto
dalla direttiva-quadro
sull’acqua.
Non è un caso che sia la Grecia la
pietra dello scandalo. Questo
paese, insieme al Protogallo, ha
dovuto accettare il diktat di Bruxelles
che ha richiesto la liberalizzazione
dei servizi idrici municipali
in cambio del pacchetto
di aiuti anti-crisi. Già a maggio
la cordata di ong aveva chiesto
spiegazioni sui casi greco e portoghese.
Rehn aveva controbattuto
annunciando di voler accelerare
la spinta alle privatizzazioni
nell’ambito dei piani di risanamento
dei conti pubblici
concordati coi governi nazionali.
Politica che dal 2013 avrà
un’arma in più: il Meccanismo
di stabilità europeo adottato a
marzo dai 25 capi di stato e di
governo permetterà all’Ue di
dettare condizoni più stringenti
per salvare l’economia di un
paese. Si scopre così che anche i
rubinetti ci casa nostra sono da
tempo nel mirino degli euro-liberizzatori.
A svelarne i retroscena
è Jan Willem Goudriaan,
vice-segretario generale della
Federazione europea dei sindacati
del settore pubblico (Epsu).
In una lettera aperta, Goudrian
incoraggiava a gennaio Mario
Monti a non cedere al pressing
che l’Ue aveva iniziato a esercitare
già sul suo predecessore.
Goudriaan citava al premier
una corrispondenza segreta avvenuta
nel luglio 2011 tra la
Banca centrale europea (Bce) e
Berlusconi, in cui gli euro-banchieri
sollecitavano una “totale
liberalizzazione dei servizi pubblici”
e “privatizzazioni su larga
scale dei servizi municipali”.
GOUDRIAANha poi successivamente
scritto anche che a dar
manforte alla Bce ci abbia pensato
lo stesso Rehn. Per giunta,
proprio all’indomani della vittoria
referendaria che nel giungo
2011 aveva bocciato la privatizzazione
dell’acqua proposta
dal governo Berlusconi. Il vice-
presidente della Commissione
europea avrebbe chiesto all’ex-
premier di “spiegare quali
riforme sono previste nel settore
idrico nonostante i risultati del
recente referendum”. E sarebbe poi tornato alla carica, all’inzio
della gestione Monti, con un
rapporto di fine anno all’Euro -
gruppo che accusava l’Italia di
“non fare abbastanza”, che “era -
no necessarie misure aggiuntive”.
Monti ha provato ad accontentare
l’esecutivo di Bruxelles
con un decreto ad hoc ma, come
sappiamo, si è scontrato contro
il muro dell’incostituzionalità.
I tentativi di privatizzazione potrebbero
diventare più difficili
da respingere qualora Roma
fosse costretta a piegarsi ai ricatti
dell’euro-salvataggio di fronte
all’aggravarsi della situazione
economica.il fatto quotidiano 27 ottobre 2012
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