mercoledì 8 maggio 2013
Berlusconi delinquente anche in appello condanna confermata per frode fiscale
Pacificare l’eva s i o n e
di Marco Travaglio
Per la prima volta nella sua lunga carriera di
imputato, Silvio B. è stato condannato in
appello, ultimo grado di merito, a conferma
della prima sentenza che gli infliggeva 4 anni di
reclusione, 5 di interdizione dai pubblici uffici
e 10 milioni di danni da pagare al fisco per una
mega-frode fiscale durata dieci anni. Ora gli
resta soltanto la Cassazione, presieduta proprio
da ieri da un vecchio amico di Previti. Che però
può valutare solo i profili di legittimità, mentre
i fatti sono definitivamente accertati, così come
illustrati dalle motivazioni del Tribunale: B. è
un criminale matricolato che ha mostrato “particolare
capacità di delinquere nell’architettare”
e “ideare una scientifica e sistematica evasione
fiscale di portata eccezionale” che gli ha
procurato “un’immensa disponibilità economica
all’estero, ai danni non solo dello Stato,
ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza
sleale, delle altre società del settore”
tv. Il noto delinquente ha governato l’Italia,
direttamente o indirettamente (nascosto dietro
Monti e Letta jr.), per 11 anni su 19. È con
questo delinquente che il mese scorso il Pd s’è
appena alleato per rieleggere Napolitano e fare
il governo che deve “pacificare” l’Italia dopo
vent’anni di “guerra civile”. La guerra fra guardie
e ladri, fra chi non paga le tasse e chi le paga
anche per lui. Mentre plotoni di finti tonti rimuovono
la biografia penale e politica di B.,
chiamando “pace” l’impunità al delinquente, e
mentre si attende che il Pd trovi le parole per
definire il suo pregiato alleato, è il caso di ricordare
l’oggetto del processo Mediaset.
Checché ne dicano i servi di Arcore, la Procura
ha dimostrato “con piene prove orali e documentali”
che nel 1995-'98 (quando B. era già in
politica da un pezzo) la Fininvest e poi Mediaset
acquistarono 3mila film dalle major Usa
con 13mila passaggi contrattuali per gonfiare i
costi, abbattere gli utili, pagare meno tasse e
accumulare una fortuna per B. e famiglia nei
vari paradisi fiscali, con due diversi sistemi: i
film rimbalzavano da una società fittizia all’altra,
aumentando ogni volta di prezzo (le decine
di offshore create ad hoc dall’avvocato Mills,
tutte riferibili al mandante B.); e altri passaggi-
fantasma venivano assicurati da “intermediari
fittizi” come il produttore Frank Agrama,
prestanome di B., anche lui condannato.
Risultato: costi maggiorati per 368 milioni di
dollari, con evasioni fiscali sulle varie dichiarazioni
fino a quella del 2004. L’inchiesta partì
nel 2002, il dibattimento nel 2006. In origine i
reati erano tre: falso in bilancio, appropriazione
indebita e frode fiscale. Poi i primi due
caddero in prescrizione, così come gran parte
delle frodi (restano 7,3 milioni). E non solo per
il naturale passare del tempo: anzi è un miracolo
che il processo sia giunto in fondo, visto
che in 11 anni s’è trasformato in una corsa a
ostacoli, costellata da ben 11 leggi ad personam.
Nel 2001 il primo scudo fiscale. Nel 2002 la
controriforma del falso in bilancio che, per le
società quotate, abbatte le pene e dimezza la
prescrizione; il condono fiscale, che sanava un
bel po’ di frodi berlusconiane. Nel 2003 il condono
fiscale per i coimputati; il lodo Maccanico-
Schifani; lo scudo fiscale-bis. Nel 2005 la
ex-Cirielli che tagliava ancora la prescrizione e
salvava dall’arresto i condannati ultrasettantenni.
Nel 2006 l’indulto del centrosinistra, che
condonava 3 anni ai condannati passati e futuri
(perciò, se questa sentenza diventerà definitiva
prima della prescrizione nel luglio 2014, B. non
andrà in galera, ma dovrà lasciare il Senato).
Nel 2008-2010 il “lodo” Alfano, il legittimo impedimento
(due leggi scritte dall’attuale vicepremier
e ministro dell’Interno, poi dichiarate
incostituzionali) e lo scudo fiscale-tris.
Ora, per pacificarci definitivamente col delinquente
evasore, manca soltanto l’ultimo passaggio:
che l’amico Napolitano lo nomini senatore
a vita. S’è liberato il posto di Andreotti,
lo impone l’ordine alfabetico.
Il fatto quotidiano 9 maggio 2013
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